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L’ho spinta a tradire (racconto) Parte 2


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
25.12.2020    |    14.227    |    0 9.8
"La sua fica aveva un sapore meraviglioso..."
Quando Giulio arrivò a casa nostra con in mano una bottiglia di Rosso di Montefalco non mi ero ancora ripreso dallo shock. Da settimane mia moglie Clelia scopava, no, avevo usato l’espressione sbagliata, non scopava, si faceva sfondare dall’uomo che adesso avevo di fronte. GiulioBull, Giulio il toro da monta, che l’aveva anche inculata con grande godimento di lei, come avevo avuto modo di vedere nel video che Clelia aveva fatto in modo che io trovassi.
«Ciao, io sono Giulio» si presentò, tendendomi la mano. «Ti è piaciuto il regalo che ti abbiamo fatto?»
Clelia era in piedi accanto a me, e sembrava un po’ nervosa, ben diversa dalla donna che solo qualche ora prima mi aveva invitato a continuare a masturbarmi guardando il video in cui faceva sesso con l’amante.
Sentivo un dolore costante al petto, all’altezza del cuore, e avevo la nausea.
Mi era piaciuto?
Era una domanda semplice: vedere mia moglie inculata e poi affogata di sborra aveva soddisfatto i miei desideri segreti?
Qualunque cosa avessi risposto non si sarebbe neanche avvicinata alla verità.
Una parte di me, quella più autolesionista, aveva apprezzato molto e i due orgasmi che avevo avuto mentre guardavo il video ne erano la prova, un’altra, quella che amava Clelia disperatamente, si era frantumata in un milione di pezzi, mentre l’ultima, la più primitiva, mi stava urlando di uccidere quel figlio di puttana che si era permesso di sborrare in bocca a mia moglie.
«Non è stato come immaginavo» risposi, scontentando senza eccezioni tutte le schizofreniche proiezioni di me stesso.
«Pensavo fosse quello che volevi» intervenne Clelia, scostandosi i capelli dal viso con un gesto brusco.
«Quello che volevo non sono certo di saperlo nemmeno io ma, a giudicare dal video, quello che volevi tu era abbastanza chiaro. Ti è piaciuto prenderlo nel culo?»
«È tutto a posto?» chiese Giulio, guardando me e Clelia alternativamente.
Fisicamente era più piccolo di me, e adesso che eravamo l’uno di fronte all’altro, in un’atmosfera certamente diversa da quella che aveva immaginato di trovare, probabilmente non si sentiva più così sicuro di sé.
«A te cosa sembra?» risposi.
«Ho preparato la cena, andiamo di là?» propose Clelia, forse per stemperare la tensione. «Grazie del vino, lo apro subito.»
Ci sedemmo a tavola, io e Giulio di fronte, alle due estremità corte del tavolo del salone, a poca distanza dal punto in cui avevo sporcato il pavimento di sperma, con Clelia tra noi due, quasi a fare da arbitro.
«Sai perché sono venuto stasera, vero?» chiese lui.
«Per scoparti mia moglie mentre io vi guardo.»
«E a te sta bene?»
«Se ti dico di no ti levi dalle palle?»
Giulio si girò di scatto a guardare Clelia, che aveva un’aria confusa.
«Scusa Giulio, forse non è stata una buona idea farti venire. Non avevo idea che…» iniziò, rinunciando poi a finire la frase.
«Ormai ci sei, e Clelia si è data così da fare» dissi. «Sarebbe un peccato sprecare tutto.»
Clelia guardò entrambi, poi annuì.
«Ho preparato la pasta alla norma» mormorò, per poi alzarsi e sparire in cucina. Dopo pochi secondi si affacciò e mi chiese di darle una mano con i piatti.
«Che ti prende?» mi chiese con voce strozzata appena entrai.
«Di là, seduto al tavolo, quello che ho pagato io a rate, c’è seduto l’uomo che nel video ti ha infilato il cazzo nel culo, culo che per inciso a me non hai mai voluto dare, e poi ti ha fatto bere mezzo litro di sborra, che tu hai ingoiato fino all’ultima goccia leccandoti pure le labbra. Secondo te cosa c’è che non va?»
Clelia strinse i pugni con tanta forza da far sbiancare le nocche.
«Era quello che mi avevi chiesto di fare!»
«Non ti ho mai chiesto niente del genere, ma evidentemente, anche se dicevi di essere schifata, farti sfondare era quello che volevi.»
«Ti sei masturbato guardando il video! Ti piaceva. Sei venuto sul pavimento.» Mi mostrò l’indice e il medio tesi. «Due volte!»
«E questo per te sistema tutto, giusto? La parola “insieme” ti dice niente?»
Clelia aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare le parole.
«Portiamo in tavola i piatti» tagliai corto, «non vorrei che il tuo toro si infuriasse.»
L’atmosfera era molto tesa: non avevo idea di come sarebbe andata a finire la serata.
La cena si trascinò per mezz’ora, fino al dolce che nessuno di noi assaggiò. Anche il vino rimase quasi tutto nei bicchieri.
Mi chiesi cosa avrebbe fatto Clelia dopo aver servito il caffè. Supponevo che non stesse andando affatto come aveva programmato.
Con i piatti ancora in tavola, ci guardammo in silenzio per un tempo che parve eterno.
«Forse è meglio che io vada» disse Giulio. «Grazie della cena. Era tutto buonissimo.»
Guardai Clelia. La guardammo entrambi.
«Non dici niente?» la provocai.
«Cosa dovrei dire? Hai… hai rovinato tutto.»
«Se vuoi scopare, scopa. Non sarò io a impedirtelo.»
«Vuoi che lo faccia?» mi sfidò lei. «Sei tu che hai iniziato questa storia, sei tu che mi hai dato il tormento per mesi, e adesso sono io la troia?»
Si alzò dal tavolo e andò verso Giulio, inginocchiandosi accanto a lui. «Tiralo fuori» gli ordinò.
«Clelia, non credo che…»
«Tira fuori il cazzo» ripeté lei, con voce bassa e tesa.
Senza perdermi d’occhio un momento, Giulio slacciò i pantaloni e abbassò le mutande, uno slip ridotto da tamarro, notai, con un briciolo di soddisfazione.
Appena il cazzo fu allo scoperto, ancora molle, Clelia lo prese in bocca e cominciò a succhiare, mentre io guardavo negli occhi Giulio giocherellando con un coltello da bistecca a lama seghettata.
«Non è su questo che ti masturbavi?» disse Clelia al mio indirizzo, senza mai smettere del tutto di leccare. «Vedermi scopare con un altro? Ora guardami!»
Ma la mazza di Giulio, la stessa che il giorno prima le aveva aperto il culo, stasera non sembrava intenzionata a collaborare. Infastidita, Clelia tirò giù le spalline del vestito e scoprì il seno, cominciando poi a strofinare la cappella grinzosa contro i capezzoli, ancora non eretti. Quando vide che non era sufficiente si alzò, mise le mani sotto la gonna, si sfilò il perizoma e lo buttò a terra con rabbia, prendendo una mano dell’amante e mettendosela tra le cosce.
«Hai usato il fisheye per le foto e i video?» commentai. «Avrei giurato che fossi più dotato.»
Era vero: dal vivo non sembrava affatto come nel video. Anzi, a occhio e croce, probabilmente ero persino messo meglio di lui. Poi accantonai il pensiero, ritenendo stupida, in quel contesto, una sfida a chi ce l’aveva più lungo. Quella era una cosa da maschi che in genere lasciava le donne abbastanza indifferenti, almeno stando a quanto affermavano loro.
Clelia guardò con rabbia prima me poi il suo amante.
«Ti ci metti anche tu?» sbottò verso Giulio, dopo qualche altra slinguata a vuoto, lasciando andare quasi con disgusto il pene flaccido. «Non eri un toro da monta?»
«Senti, così con ci riesco. Tu mi avevi detto che lui…»
«Vaffanculo anche tu!» scattò, alzandosi in piedi. «Vai via per favore.»
Giulio si ricompose e si affrettò a raggiungere la porta.
«Ti chiamo» disse a mo’ di congedo, ottenendo in risposta una smorfia da parte di Clelia.
Appena fu andato via, lei andò in camera da letto e si chiuse dentro a chiave.
Il dolore, il desiderio, la rabbia e la gelosia, mescolati insieme in modo inestricabile, mi bruciavano nello stomaco come lava fusa.
Presi il mio telefono e scrissi un messaggio. La risposta arrivò dopo pochi minuti.
“Sei solo?”
“Non preoccuparti, vieni” replicai.
Mezz’ora più tardi sentii bussare leggermente alla porta e andai ad aprire.
«Ciao» dissi. Sulla soglia c’era Moira, la mia storica collega d’ufficio. Portava due anellini d’oro alla narice destra e dallo stesso lato i capelli erano rasati a zero.
«Pensavo che non ti saresti mai deciso» esordì. «Lei è fuori?»
Indicai con un gesto del capo la zona notte dell’appartamento.
«No, aspetta, è qui a casa?»
«A lei non interessa quello che facciamo. Ha il suo toro da monta, anche se stasera ha fatto cilecca.»
«Tu come lo sai?»
«È venuto qui. Lei ha provato a fargli una pompa ma non gli si è rizzato.»
«Gli ha fatto una pompa qui? Mentre c’eri tu? Stai scherzando, vero?»
«Ha provato a fargli una pompa» precisai, maligno. «Voleva che la guardassi mentre glielo succhiava. Si è pure sfilata le mutande.»
Moira mi fissò per capire se parlavo sul serio, ma dopo un’occhiata alla mia espressione, al perizoma abbandonato sul pavimento e alla tavola ancora apparecchiata per tre, sembrò concludere che non mentivo.
«Bella stronza hai sposato. Mi dispiace per te, anzi no, sai che ti dico? Sono contenta per me e va benissimo così. Ma sei sicuro che possiamo?»
«Sicurissimo. A lei non frega niente.»
Mi sorrise, fece un passo avanti e mi infilò la lingua in bocca in un lunghissimo bacio, caldo e profondo.
«Sai da quanto lo volevo?» confessò. «Non hai idea dei ditalini che mi sono fatta pensando a te.»
Moira mi piaceva perché era disinibita ben oltre i limiti della spregiudicatezza, sboccata e molto molto diretta. Mi aveva fatto capire fin dal primo mese in cui avevamo lavorato insieme che le andavo a genio, ma fino a quella sera non c’era mai stato niente tra noi. C’era voluto GiulioBull per farmi decidere.
Ci sdraiammo sul divano, con le bocche incollate, spogliandoci a vicenda fino a rimanere nudi. Lei era sottile, quasi efebica, con il pube completamente liscio. Aveva un piercing all’ombelico che trovavo molto sexy.
L’idea che Clelia fosse a pochi metri da noi mi eccitava oltremisura, e infilai la testa tra le cosce della mia nuova amante, cominciando a baciarle la fica come se fosse una bocca, infilando dentro la lingua e mordendo piano le piccole labbra, già umide di rugiada. Moira cominciò ad ansimare e mi implorò di non fermarmi, ma non c’era alcun bisogno che lo facesse. La sua fica aveva un sapore meraviglioso.
Mentre la leccavo, Moira me lo prese in bocca e cominciò un pompino delicatissimo, dandomi la sensazione di una carezza fatta con il velluto.
Andammo avanti per qualche minuto. La fica di Moira cominciò letteralmente a colare. Passare la lingua sulla pelle liscia come seta era una sensazione incredibile, molto diversa da quella che dava il sesso non depilato di Clelia.
Stavamo facendo salire a dismisura il livello di eccitazione con le lingue e le mani, ma non potevamo resistere ancora per molto al desiderio di andare più a fondo.
«Ti voglio dentro di me» disse infatti Moira, con voce roca. «Adesso.»
Mi misi seduto sul divano e lei montò su di me con un gesto fluido. Sentii la cappella che entrava in contatto con le piccole labbra, bagnatissime, aperte e perfettamente lubrificate. Bastò una minima spinta per scivolare dentro di lei fino in fondo.
«Finalmente…» mi soffiò nell’orecchio.
Cominciammo lentamente, godendo del contatto dei nostri corpi e dei baci profondi che non si interrompevano mai, poi aumentammo il ritmo.
«Posso continuare?» mi chiese. «Sto per venire.»
«Voglio vederti godere. Neanch’io sono lontano.»
Accelerai ancora il ritmo delle spinte e Moira cominciò a emettere un gemito a labbra chiuse che salì di tono fino a diventare quasi un urlo. Fu un orgasmo formidabile.
In quel preciso istante la porta della zona notte si aprì e Clelia entrò nel salone. Qualsiasi cosa avesse avuto intenzione di dire le morì in gola quando vide cosa stava succedendo. Forse pensava che mi stessi masturbando davanti a un porno o che stessi piangendo sul divano.
«Eccomi» dissi.
Seguendo la direzione del mio sguardo, Moira si rese conto della presenza di Clelia dietro di sé. Per un attimo temetti che si sarebbe fermata, ma non era da lei. Si sfilò e con una mossa agilissima si abbassò per prenderlo in bocca.
Mentre raggiungevo l’apice ebbi un momento di epifania.
Capii, senza ombra di dubbio, che tutto quello che era accaduto in quei mesi, l’annuncio, A69, la storia di Clelia e Giulio, il video, la sofferenza che mi ero auto inflitto, aveva avuto l’unico scopo di portarci a quell’istante, allo sguardo stupito e sgomento di Clelia mentre Moira riceveva in bocca il mio sperma guardando la sua rivale con aria di sfida.
Con un misto di vergogna ed esaltazione mi resi conto di aver manipolato tutti per creare il momento perfetto, quello in cui Clelia, visto quello che era accaduto appena un’ora prima, sarebbe stata costretta ad accettare che scopassi con un’altra di fronte a lei senza poter dire niente.
Mentre Moira con le dita si portava alla bocca tutta la sborra che non era riuscita a ingoiare, leccandola con bramosia, mia moglie sembrava pietrificata.
«E io?» mormorò, a voce talmente bassa e tremula che faticai a capire cosa stesse dicendo. Ebbi un bizzarro senso di deja vu. Probabilmente sotto shock, aveva ripetuto le stesse parole con cui avevo manifestato il mio sconcerto quando mi aveva avvisato che Giulio stava venendo a scoparla davanti ai miei occhi.
Accarezzando la testa di Moira, che ora stava ripulendomi il cazzo con la lingua, guardai Clelia e la colpii duro.
«Noi abbiamo appena iniziato» la informai. «Stanotte mi farò Moira in tutti i modi possibili. Per come la vedo io hai quattro possibilità, tre in più di quante tu ne abbia concesse a me: rimani qui, ci guardi scopare e se vuoi ti fai un ditalino; rimani qui e ti unisci a noi, se a Moira sta bene; te ne torni di là e ci lasci scopare in pace; te ne vai dal tuo stallone e qui non ci metti più piede.»
Vidi Clelia impallidire.
Mentre il cazzo tornava duro grazie alla lingua vellutata di Moira, rimasi ad aspettare la risposta.
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